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martedì 28 settembre 2010

LA PIETRA LECCESE

Introduzione
La rilevante presenza nel Salento della PIETRA LECCESE di ottime qualità ha da sempre fatto un materiale che si presta bene alla lavorazione artistica e l’onore di detenere il primato nel campo di produrre e di sfruttare al meglio questo “oro bianco” .

La sua morbidezza la rende adatta alla realizzazione di disegni e sofisticate decorazioni come merletti, all’insegna del barocco leccese; il suo colore ambrato la rende ideale per la costruzione di edifici, chiese e palazzi, ma anche dimore "rusticamente" eleganti; la solidità di questa roccia calcarea, che si indurisce col passare del tempo, la rende ottimale per "raccontare" la storia di questa terra.

Col tempo la pietra leccese ha saputo ottenere un riconoscimento artistico che è diventato famoso in tutto il mondo, e che oggi ne fa uno degli oggetti più richiesti all’estero per la realizzazione di ville e palazzi.


Un po di storia
Questa pietra è stata scoperta nel sottosuolo leccese attorno al periodo del Terziario chiamato Miocene. Le tipologie di rocce che entrano nella costituzione della pietra leccese sono largamente diffuse sul territorio Salentino. E’ elevata la presenza di rocce calcaree costituenti di tale materiale.
Molto diffuso nel territorio è lo sviluppo di numerose industrie estrattive. Particolarmente apprezzate anche all’estero sono le cave di Cursi e di Melpignano .
Legato allo sviluppo del settore estrattivo della pietra leccese, è il fiorente artigianato radicato nella tradizione salentina. Grazie a questa secolare esperienza sono numerose le opere in pietra leccese, parte fondamentale della Lecce barocca.
Questo settore ha investito molti soldi grazie alla frequente richiesta di costruzioni in pietra leccese .


La sua Tipologia
La pietra leccese presenta, diverse tipologie che si distinguono per colore, granulometria, omogeneità, grado di compattezza ed età.
Essa risulta essere una roccia calcarea, la pietra del Salento appare composta da un impasto granulare inglobato nel cemento calcitico. La caratterizza la presenza di numerosi frammenti di fossili, a volte conservati quasi integralmente. E' minore, la presenza di materiali argillosi che possono arricchirne il contenuto e determinare le varie parti del suo carattere, ora duro e resistente, ora tenero e duttile.

Ogni varietà di pietra leccese reagisce in modo differente all'attacco degli agenti atmosferici. Queste differenze si notano anche nell'ambito dello stesso tipo di pietra; non è raro vedere in qualche edificio dei conci cariati accanto ad altri rimasti intatti.

• L' instaurarsi delle alghe, funghi e licheni possono provocare danni sia di natura meccanica, attraverso le loro ramificazioni, sia di natura chimica attraverso alcune sostanze acide da loro emesse.


Come viene lavorata
In passato i progetti di restauro, aderenti alle procedure e metodi tradizionali d’esecuzione, hanno consentito la conservazione di opere molto antiche. Gli interventi storici più usati erano: la scialbatura, la stilatura, la bitumazione, il lavaggio, la tinteggiatura, la reintegrazione di piccole parti parti di mureggiatura.
La localizzazione delle operazioni di intervento risulta difficile a occhio nudo.
Oggi le tecniche di lavorazione che si usavano in passato sono state in parte sostituite dai macchinari moderni,che permettono di realizzare opere in pietra leccese in minor tempo , anche se sul territorio ci sono ancora artigiani che lavorano la pietra con li scalpellino . Grazie alla sua composizione, la pietra leccese è diventato materiale idoneo alle decorazioni ed è grazie anche alla sua presenza che oggi possiamo ammirare numerose opere in stile Barocco, come ad esempio la chiesa di Santa Croce a Lecce. Attualmente la pulitura su opere d’arte si compie con solventi, che portano i materiali resinificati ad uno stato colloidale che ne facilita la rimozione.
I reagenti sono composti di soda o di potassa; una loro azione troppo drastica, uno grassaggio eccessivo ,si potevano evitare ricorrendo a saponi i cui grassi moderassero l’azione dell’alcale .
A questi mezzi si accompagnano le puliture a bisturi, che in genere avvengono su strati già ammorbiditi con un solvente. Molto utile, per la rimozione di depositi superficiali, è la saliva, che resta un espediente innocuo il cui uso non viene in genere dichiarato dai restauratori .

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